Ex Chiesa di Santa Croce, Chioggia
Anno: 2017
Committente: M.I.T. – Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche – Veneto, Trentino, Friuli V. G.
Incarico: Progettazione definitiva ed esecutiva
Lavoro: Restauro, risanamento conservativo e miglioramento sismico
Il progetto definitivo ed esecutivo di restauro e risanamento conservativo dell’ex Chiesa di Santa Croce a Chioggia è stato oggetto di un Bando di Gara indetto dal M.I.T. – Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche – Veneto, Trentino, Friuli V. G., vinto dall’R.T.P. costituito dall’ing. Andrea Marascalchi e dall’arch. Stefano Carlini.
Dopo l’approvazione del progetto definitivo si è dato corso ad alcuni sondaggi, svolti in modo da non bloccare l’attività degli uffici presenti nell’edificio e i cui risultati sono serviti da supporto nella redazione del progetto esecutivo.
L’edificio, di origine trecentesca, è stato in passato profondamente trasformato, anche nell’uso, con l’inserimento di partizioni interne e con il rialzo del piano terreno, adibito ad ospedale prima ed a caserma poi mentre, attualmente, ospita uffici ed alloggi di servizio della Capitaneria.
I rilievi eseguiti con misure, osservazioni critiche ed ispezioni dirette hanno permesso di inquadrare l’assetto statico globale dell’edificio e di accertare la natura delle principali situazioni di dissesto che lo affliggono.
L’analisi visiva delle facciate aveva portato, in fase di progetto definitivo, a formulare un’ipotesi sulla configurazione originaria delle superfici intonacate, ipotesi sostanzialmente confermata dai successivi approfondimenti, basati anche sui risultati delle indagini di laboratorio precedentemente eseguite.
La facciata principale ha risentito degli attacchi superficiali portati dagli agenti atmosferici. L’intonaco originario è andato totalmente perduto ed è stato sostituito da un intonaco monostrato grigio in sabbia e calce, a sua volta degradato e scomparso in molti punti.
La facciata sud lungo Calle Santa Croce è caratterizzata dalla perdita di molta parte dell’intonaco originario in sabbia e calce, parzialmente sostituito da chiazze di intonaco a base cementizia e, nella parte bassa, da una fascia di intonaco cementizio a superficie grezza. La tessitura muraria è rimasta in gran parte scoperta e presenta ampie aree di mattoni disgregati, oltre ad un quadro fessurativo pronunciato.
Il progetto di conservazione prevede che, oltre al restauro delle parti lapidee, si proceda al restauro degli intonaci a sabbia e calce e a marmorino esistenti, alla rimozione degli intonaci cementizi e alla riproposizione, a fianco degli intonaci restaurati, di nuovi intonaci con caratteristiche analoghe a quelli esistenti, in modo da conservare la distinzione fra il trattamento della facciata principale e quello delle facciate laterali, così come emerge dall’analisi dei materiali esistenti.
Le fessurazioni e le parti murarie disgregate, una volta sottoposte a ripresa mediante operazioni di scuci-cuci, andranno coperte col medesimo intonaco delle parti circostanti.
Campionature preventive degli intonaci e velature da realizzare in opera permetteranno di distinguere a vista le diverse fasi degli intonaci, preservando però una lettura unitaria dell’edificio ed evitando l’effetto a “macchie di leopardo”.
Oltre al restauro delle facciate l’intervento si concentra sul solaio intermedio, il cui utilizzo è attualmente interdetto per questioni di sicurezza a causa delle evidenti deformazioni della pavimentazione.
E’ previsto il restauro delle teste ammalorate e il ripristino dei collegamenti strutturali tra le travi del secondo e del terzo ordine, la posa del secondo strato di tavole ed il ripristino dei collegamenti tra il solaio e le pareti perimetrali per favorire il “comportamento scatolare” dell’edificio.
Tre travi reticolari in carpenteria metallica sosterranno in due punti intermedi le travi lignee principali del solaio originale. I due pilastri facenti parte del sistema di rompitratta originario saranno rinforzati con cerchiatura di elementi metallici. Alla luce delle ispezioni condotte si è deciso di dotare i rivestimenti di cerchiatura delle basi dei pilastri di una scarpa di fondazione poggiante su pali di costipamento del terreno infissi nell’intorno delle fondazioni esistenti.